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lunedì 20 aprile 2009

I 4 VANGELI CANONICI


Giovanni (imm.sinistra), il redattore del quarto vangelo era un popolano, non sicuramente un uomo colto, era definito da farisei e sadducei, i colti di Israele, come “ame ha aretz” cioè contadino e manovale ignorante e analfabeta, le cui conoscenze delle regole ebraiche e religiose erano molto scarse.
In base
a quanto scritto nel suo vangelo egli sarebbe stato un individuo conosciuto nel tempio di Gerusalemme, fidato ai sinedriti e alle guardie, talmente fidato da poter lasciare entrare nel tempio, durante l’arresto a Gesù, persino Pietro stesso. Ma in realtà Giovanni era giovanissimo, un pescatore analfabeta, come avrebbe potuto essere un personaggio così conosciuto in un ambiente molto esclusivo come quello del tempio?
Il quarto vangelo è stato scritto verso la fine del primo secolo o verso l’inizio del secondo, quindi Giovanni dovrebbe aver avuto più di ottant’anni, emancipato al punto di conoscere il greco letterario, ed avere una cultura filosofica coerente con la teoria ellenistica del Logos. Inoltre fattore di rilievo sono fonti letterarie che lo danno per giustiziato prima di raggiungere la vecchiaia.
Ci sono quindi ben poche speranze di attribuire la paternità del quarto vangelo a Giovanni, ma simili considerazioni valgono anche su Matteo (imm.destra), seri dubbi esistono sul fatto che anche lui avesse potuto scrivere in Greco. Dando un occhiata ai quattro vangeli canonici possiamo abbastanza essere certi che non furono scritti da apostoli con le caratteristiche culturali e umane di Matteo e Giovanni.
I quattro vangeli can
onici sono stati scritti in greco, non da testimoni oculari dei fatti narrati,
da non ebrei, da conoscitori approssimativi delle usanze ebraiche, per un pubblico non ebreo.

All’interno degli scritti stessi , numerosi errori e incongruenze ci danno l’impressione che l’autore non aveva la completa conoscenza dei fatti e delle circostanze.
Apparentemente l’autore non conosce le caratteristiche della condotta ebraica, ad un certo punto parla di un branco di maiali, ma nelle fattorie ebraiche i maiali non sarebbero mai stati allevati, perché considerati animali immondi. Lo stesso processo a Gesù tradisce la conoscenza delle leggi ebraiche, mai si sarebbe pronunciata una condanna a morte dopo un incontro informale, di notte , in un luogo informale e senza rispettare i tempi e i testimoni.

Inoltre per quale motivo Matteo getta le basi di quello che sarebbe stato il secolare antisemitismo dei cristiani, accusando il popolo ebraico della morte di Gesù, sollevando i romani da ogni colpa, lo possiamo leggere in questa frase:

"Pilato, visto che non otteneva nulla, anzi che il tumulto cresceva sempre più, presa dell'acqua, si lavò le mani davanti alla folla: "Non sono responsabile, disse, di questo sangue; vedetevela voi!". E tutto il popolo rispose: "Il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli". (Mt XXVII, 24-25)

In questa frase gli ebrei si assumono la responsabilità e sopporteranno le conseguenze di questa frase per molti secoli a venire, facendo nascere il cristianesimo con un cromosoma antisemita.
A quan
to pare l’autore dei vangeli scrive per un pubblico non ebraico, lo possiamo verificare nell’ultima cena, vi è una distorsione intenzionale volta ai non ebrei, possiamo vedere alcune incompatibilità in quel racconto: la prima è un messia che si dichiara incarnazione del Dio; la seconda è offrire in pasto ai discepoli il proprio sangue e la propria carne, rito teofagico appartenente alle culture religiose pagane; la terza è offrirsi come vittima sacrificale in modo simili ai riti iniziatici dei culti di Attis, Mitra e Dioniso.

Nell’ambito della letteratura evangelica i quattro vangeli canonici non sono certi i primi, in precedenza possiamo elencare il vangelo degli ebrei, il vangelo degli ebioniti, il vangelo dei nazareni, tutti scritti in lingua ebraica o aramaica, alcuni padri della chiesa quali Epifanio, Eusebio di Cesarea e Teodoreto né parlano con sommo disprezzo, difatti vengono fatti sparire durante la nascita della chiesa dei primi secoli, allo stesso modo vengono fatti sparire gli scritti gnostici, ricomparsi però nelle sabbie dell’Egitto centrale.

Vediamo ora come gli autori dei testi canonici abbiano utilizzato come fonte i testi giudeo-cristiani, ma che allo stesso tempo abbiano operato tagli, aggiunte e modifiche in modo che risultasse scritto quello che a loro più interessava.

Il pensiero messianico originale viene rinnegato originalmente da Paolo-Shaul (imm.sinistra) e da alcuni suoi discepoli, e appare verosimile dire che i vangeli sinottici siano stati redatti proprio da alcuni seguaci di Paolo dopo la distruzione di Gerusalemme.




Secondo l’esegesi cattolica il primo dei vangeli scritto è quello di Marco (imm.destra) risulta quindi che i redattori dei vangeli di Matteo e Luca (imm.sinistra) abbiano utilizzato come base il testo di Marco, aggiungendo poi natività e genealogie, che però risultano discordanti tra di loro, dimostrando che hanno operato indipendentemente, sentendosi liberi di inventare ciò che a loro interessava.

Nella natività possiamo notare delle differenze, il Gesù di Matteo ha la dignità di un re, figlio di una dinastia reale, perseguitato da Erode in quanto aspirante re. Il Gesù di Luca invece ha la dignità di un sacerdote, figlio di una dinastia di sacerdoti e non subisce persecuzioni da parte di Erode che risulta morto da 11 anni.

Dunque il redattore del vangelo di Marco era un probabile conoscente di Paolo, ha scritto in greco, presumibilmente a Roma, per neo-adepti di una religione che non esisteva in palestina né avrebbe potuto esistervi a causa delle ragioni sopra citate, pregiudizi antisemitici e contenuti pagani.

Verifichiamo l’esattezza della datazione dei vangeli dopo l’anno 70, negli anni dal 66 al 70 in palestina si sviluppò una guerra tra romani ed ebrei, che culminò con la distruzione di Gerusalemme e il saccheggio del tempio da parte di Tito.

La guerra si scatenò in base alle credenze degli ebrei che Dio avrebbe guidato il popolo ebraico alla libertà dai romani, ma era una formica armata di fanatismo religioso contro un elefante armato e possente. Gerusalemme subì un assedio tremendo da parte di Tito, figlio dell’imperatore Vespasiano, i cittadini morivano di fame, chi veniva catturato fuori dalle mura veniva crocefisso, quando Tito penetrò in Gerusalemme fu una mattanza, vennero uccisi a fil di spada circa un milione di persone, tutto venne bruciato, compreso il tempio profanato da Tito.


Leggiamo ora i seguenti brani tratti dai vangeli:

(Mc XIII 1-4) Mentre usciva dal tempio, un discepolo gli disse: "Maestro, guarda che pietre e che costruzioni!". Gesù gli rispose: "Vedi queste grandi costruzioni? Non rimarrà qui pietra su pietra, che non sia distrutta" Mentre era seduto sul monte degli Ulivi, di fronte al tempio, Pietro, Giacomo, Giovanni e Andrea lo interrogavano in disparte: "Dicci, quando accadrà questo...".

(Mc XIII 14-19) Quando vedrete l'abominio della desolazione stare là dove non conviene, chi legge capisca, allora quelli che si trovano nella Giudea fuggano ai monti; chi si trova sulla terrazza non scenda per entrare a prender qualcosa nella sua casa; chi è nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni! Pregate che ciò non accada d'inverno; perché quei giorni saranno una tribolazione, quale non è mai stata dall'inizio della creazione, fatta da Dio, fino al presente, né mai vi sarà.

(Mt XXIV 1-3) Mentre Gesù, uscito dal tempio, se ne andava, gli si avvicinarono i suoi discepoli per fargli osservare le costruzioni del tempio. Gesù disse loro: "Vedete tutte queste cose? In verità vi dico, non resterà qui pietra su pietra che non venga diroccata".

(Mt XXIV 15-22) Quando dunque vedrete l'abominio della desolazione, di cui parlò il profeta Daniele, stare nel luogo santo - chi legge comprenda - allora quelli che sono in Giudea fuggano ai monti, chi si trova sulla terrazza non scenda a prendere la roba di casa, e chi si trova nel campo non torni indietro a prendersi il mantello. Guai alle donne incinte e a quelle che allatteranno in quei giorni. Pregate perché la vostra fuga non accada d'inverno o di sabato. Poiché vi sarà allora una tribolazione grande, quale mai avvenne dall'inizio del mondo fino a ora, né mai più ci sarà. E se quei giorni non fossero abbreviati, nessun vivente si salverebbe.

(Lc XIX 41-44) Quando fu vicino, alla vista della città, pianse su di essa, dicendo: "Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace. Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi. Giorni verranno per te in cui i tuoi nemici ti cingeranno di trincee, ti circonderanno e ti stringeranno da ogni parte; abbatteranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata".

(Lc XXI 5-6) Mentre alcuni parlavano del tempio e delle belle pietre e dei doni votivi che lo adornavano, disse: "Verranno giorni in cui, di tutto quello che ammirate, non resterà pietra su pietra che non venga distrutta".

(Lc XXI 20-24) Ma quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, sappiate allora che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano ai monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli in campagna non tornino in città; saranno infatti giorni di vendetta, perché tutto ciò che è stato scritto si compia. Guai alle donne che sono incinte e allattano in quei giorni, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri tra tutti i popoli; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani siano compiuti.

Risulta evidente che le descrizioni di questi racconti sono provenienti dalla guerra di cui sopra, la pesante carica drammatica testimonia un tormento di qualcosa che è stato visto e non di semplici profezie.

Qualcuno cerca di sviare questa datazione cercando di attribuire questi passi dei vangeli a un fatto narrato da Giuseppe Flavio nella sua opera Guerra Giudaica, in cui l’imperatore Caligola (37-41 d.c.) : "...inviò Petronio con un esercito a Gerusalemme per collocarvi le sue statue nel tempio, dandogli ordine, se i giudei non le avessero volute introdurre, di uccidere chi avesse voluto opporre resistenza...".

Ma questo non avvenne mai, in quanto Caligola morì prima che l’ordine potesse giungere a compimento, evitando così i fatti ipotizzati da Caligola, inoltre egli non intendeva distruggere il tempio.

Quindi i passi dei vangeli a cosa si riferiscono? A un pericolo mai realizzato delle statue nel tempio inviate da Caligola oppure una terribile guerra terminata con la distruzione di Gerusalemme e del tempio e migliaia di morti?

I vangeli parlano di questi eventi in modo talmente drammatico che possiamo essere certi che la loro redazione segue nel tempo i fatti dell’anno 70. E non solo, ma né il suo corollario ideologico ideale in quanto una vicenda così fondamentale nella storia ebraica e del movimento messianico fondamentalista, che voleva ricostruire il regno di Dio dopo aver ripulito la casa di Israele dentro e fuori (stranieri pagani ed ebrei corrotti), convinse dopo la tragica disfatta sia i revisionisti della corrente di Paolo che il messianismo tradizionale che era meglio seguire la salvezza spirituale che la libertà nazionale di israele.

Molto probabilmente era già anche tragicamente concluso l’episodio della resistenza egli esseno-zeloti asserragliati a Masada nell’anno 73 in cui gli assediati si suicidarono in massa pur di non venire trucidati dai romani.

Bisogna comunque dire che la narrazione di Marco rende più simile il Gesù narrato al Soter dei Greci, oppure al Saoshyant dei persiani o al Buddha e al Krishna degli indiani che non al Mashiah degli ebrei. Anzi egli dipinge gli ebrei come i cattivi e non i romani, e il salvatore invece di apparire come un rabbi giudeo (quale era) sembra uno ierofante dei culti iniziatici ellenici, che resuscita come Attis e Mitra, dopo tre giorni passati all’inferno ed offre come pasto sacrificale il sangue e la carne del Dio incarnato.

Esistevano altri vangeli redatti negli anni 40 o 50, verosimilmente da discepoli o testimoni oculari dei fatti. Ma non sono quelli che i cristiani leggono nel presente. Sono quelli che i cristiani hanno eliminato nel passato.


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1 commenti:

Antonio ha detto...

Hai omesso la cosa più importante che la veritiera datazione dei canonici è attorno al 140/160 d. C, per non parlare di Giovanni che lo possiamo datare addirittura al 200 d. C, la profezia della distruzione del tempio di Gerusalemme del 70 d. C, altro non può essere che una profezia post eventum.