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lunedì 19 dicembre 2011

ALTRE VARIE ERESIE


 Di Marco Capurro

La più continua e persistente mancanza di ortodossia in Roma si verificava nell'ambito sacramentale. In parte questo può essere spiegato con il collasso verificatosi nell'apprendimento con le invasioni barbare. I Greci, infatti, tendevano a considerare Roma come "piena di zotici".

Dall'ottavo secolo in poi alcuni papi annullarono le ordinazioni ecclesiastiche e ri-ordinarono i preti. Tutto ebbe inizio con un antipapa, Costantino II, nell'anno 769, ma , come abbiamo già visto anche tutte le ordinazioni di papa Formoso, il cadavere processato quale eretico, vennero dichiarate invalide.

La domanda che sorge spontanea è : esistono validi sacramenti in una nazione nella quale il clero è stato ordinato da un papa eretico? Sia Stefano VII, sia Sergio III, l'amante di Marozia, stabilirono che le ordinazioni di un papa eretico erano "invalide". La conseguenza , se logicamente seguita, porta a far considerare nulli tutti i sacramenti impartiti da sacerdoti la cui ordinazione era invalida (matrimoni, battesimi, etc.), questione sulla quale però in genere si è sempre glissato.

Alcuni papi stabilirono che quando la simonia entrava in un ordinazione vescovile, la nomina era invalida. Così decise Leone IX (1049-54), che riordinò molti preti. Gregorio VII rinforzò questa convinzione, affermando che quando in una nomina entrava il denaro, la nomina era SEMPRE nulla. Urbano II andò ancora oltre stabilendo che anche se un vescovo non pagava per la sua ordinazione (simonia), se riceveva l'ordinazione (veniva fatto vescovo) da un vescovo che invece aveva pagato, anche la sua ordinazione era nulla. Questa strana, logica, ma eretica interpretazione venne estrinsecata nei decreti di Graziano , non trovando però nessuna rispondenza nella Chiesa d'Oriente, che se ne tenne saggiamente distante.

Nel 1557 Paolo IV , nella sua Bolla Cum ex Apostolatus officio , confermò questa stramba tesi che, se presa sul serio, avrebbe fatto scoppiare la Chiesa ed il suo sistema sacramentale come una bolla di sapone. Per fortuna nessuno pensò seriamente di portare la faccenda alle sue estreme conseguenze.
Decisioni non ortodosse sono quelle assunte da papa Pelagio , che dichiarò che per un valido battesimo è indispensabile l'invocazione della Trinità, (papa Nicola (858-67) per fortuna riaffermò poco dopo che bastava invocare Gesù) , e che la cresima impartita da un semplice sacerdote era nulla (spazzando via d'un colpo tutte le cresime della Chiesa Greca) e mettendo in dubbio anche, a cascata, le comunioni e nomine di preti e vescovi greci.
Stefano II (752) stabilì , contro le tradizioni, che il matrimonio tra un uomo libero ed una schiava, anche se entrambi cristiani, poteva tranquillamente essere sciolto per permettere all'uuomo di risposarsi (una specie di divorzio maschilista ante litteram).
Urbano III dichiarò che un matrimonio tra cristiani, anche se consumato, può essere sciolto. Celestino III (1191-8) , dandoci ancora più dentro, decise che un matrimonio "consumato" e tra cristiani può essere sciolto senza tema se uno dei due coniugi diventa eretico. Questa cazzata venne ripresa anche da Innocenzo III, che a conferma, citò l'assoluta necessità di attenersi al Libro del Deuteronomio alla lettera, dimenticando che il Deuteronomio permette tranquillamente al marito di divorziare.

Anche la comunione ebbe la sua dose di eresie, con papa Nicola II (1059-61) che affermò che nell'eucarestia è "materialmente" possibile toccare con le mani e mordere con i denti il "reale" corpo di Cristo. Quasi come dire che Cristo continuava ad essere torturato dai fedeli anche dopo morto.
Papa Nicola II

Quando Clemente V morì, nel 1314, il conclave ci mise due anni a trovare un successore. Finalmente , disperati, scelsero Giacomo Duèse di Cahors che a Lione, il 7 agosto, divenne pontefice prendendo il nome di Giovanni XXII.
Papa Giovanni XXII

Sembrava la persona più adatta, settantaduenne, piccolo, delicato, di apparenza malaticcia questo figlio di un ciabattino non avrebbe dovuto durare a lungo.
Le cose andarono diversamente.
Giovanni XXII dimostrò di essere duro e resistente, ambizioso, avarissimo, più mondano di un magnaccia e con una risata che scoppiettava con indubitabile malizia. Questo fragile e piccolo mostro avrebbe tenuto duro diciotto tempestosi anni.

Quando assunse la carica il tesoro era completamente vuoto. Clemente V aveva dato via tutto ai suoi parenti. Giovanni rimediò in fretta commerciando in tutto quello che era commerciabile. Vendette tutto ciò che un francese pieno di fantasia può immaginare: il perdono aveva un prezzo qualsiasi fosse stato il crimine. Un tanto per l'assassinio, un tanto per l'incesto o per la sodomia. Peggio i fedeli si comportavano, più ricco diventava il papato. Quando una lista "pirata" dei prezzi venne fatta circolare, si credette che fossero stati i nemici della chiesa a produrla. Era vero, ma i nemici della Chiesa erano il papa e la Curia. Concedevano ai peccatori il diritto di peccare e di evitare le conseguenze dei loro peccati.

La passione del papa per le guerre (italiane) gli faceva spendere grandi somme in armamenti ed eserciti, tanto che un suo contemporaneo disse di lui:" il sangue che il papa ha sparso avrebbe reso rosse anche le acque del Lago di Costanza, e con i corpi di coloro che ha squartato avrebbe potuto costruire un ponte da una sponda all'altra.

Nella sua Bolla Cum inter nonnullos" del 12 novembre 1323, sconfessando quasi tutti i suoi predessori, stabilì che: "sostenere che Cristo e gli Apostoli non avevano proprietà rappresenta una perversione delle Scritture". La povertà gli stava proprio sulle balle, tanto da convincerlo ad assumere anche procedure punitive verso i francescani per farli dichiarare eretici. Ma quest'ultima operazione diede il destro al'imperatore Luigi (Ludovico il Bavaro) di Bavaria di accusarlo di eresia (Ludovico era già incazzato per le pretese del papa di assumere il potere imperiale nel corso degli "interregni"). Lo chiamò "anticristo", lo depose e ne nominò un altro. La scelta dell'imperatore cadde su Piero di Corbario, decrepito francescano che assunse il nome di Nicola V.
Sfortunatamente Nicola risultò essere sposato, con figli e nemmeno prete. Ludovico comunque, pagata la moglie del papa affinché non rompesse, lo tenne sul trono papale fino al 1329, quando si stancò e lo affidò alle mani di Givanni XXII (ritornato papa), purchè promettesse di non trattarlo male. Cosa che , stranamente, nel complesso Giovanni fece, pur tenendolo prigioniero nel palazzo papale di Avignone per tutto il resto della vita.

Alla fin fine Giovanni XXII aveva trionfato: Cristo e gli Apostoli non avevano condotto una vita di povertà, anzi!.

Nel 1331 Giovanni nella chiesa di Notre-Dame des Dome (Avignone) sostenne , dopo aver fatto morire di fame un domenicano che affermava che le anime dei giusti vedono Dio immediatamente, che le anime dei giusti non possono vedere Dio prima della "risurrezione dei corpi" (il giorno del Giudizio Universale).
Sono infatti ancora "sub altare Dei" (sotto l'altare di Dio) e soltanto dopo il Giudizio Universale essi saranno "super" (sopra l'altare di Dio) e potranno vederlo. Nessuno ebbe il coraggio di dirgli che stava commettendo eresia.
Il 5 gennaio 1332 allargò la faccenda all'inferno. Nessuno, egli disse, era ancora all'inferno. Solo alla fine del mondo i dannati sarebbero andati ai loro tormenti.

Per la seconda volta Giovanni venne dichiarato eretico, basandosi sul semplice assunto che se la beata Vergine ed i santi non erano in paradiso a contemplare Dio, come avrebbero potuto intercedere per i viventi. E perché i cristiani avrebbero dovuto pagare il papa per il perdono e le indulgenze quando, alla loro morte, non sarebbero nemmeno andati subito in paradiso?

Giovanni, malgrado tutte le forze in campo contro di lui, continuò a tergiversare fino alla propria morte, il 4 dicembre 1234. Qualche tempo dopo venne pubblicata una Bolla a suo nome, nella quale egli revocava tutte le sue precedenti affermazioni. Nessuno può dire se fosse veramente opera sua, ma quello che è certo è il fatto che il suo successore, Benedetto XII, affermò immediatamente che i santi godono della visione beata subito dopo la morte.

Nel 1572, quando Gregorio XIII divenne papa, il cardinal Montaldo si ritirò a vita privata. Per tutto il periodo successivo fece spargere voci che lo davano in punto di morte. Nelle rare occasioni di riunione con i cardinali egli tossiva continuamente e dava segni di estrema debolezza. Si aggiunse otto anni di età per sembrare più vecchio e decrepito e affettava in pubblico continue dimostrazioni di umile fragilità.

Alla morte di Gregorio, nel 1585, Felice Peretti da Montaldo (il cardinale di cui sopra) si presentò al Conclave, truccato da vecchio, barcollante su un paio di grucce e piegato in due dal peso dell'età. Sembrava un candidato perfetto per il papato ed infatti fu eletto. Dal racconto di Leti, suo biografo, risulta che dopo l'elezione gettò via le grucce e si raddrizzò gridando : "Ora IO sono Cesare".

Ma ne parleremo nel prossimo articolo.







Di Marco Capurro
        tratto da: VENTI SECOLI DI PAPATO


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